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Immagine del redattoreSimona

Semplicemente grazie a voi

Oggi voglio condividere con voi cosa mi è successo qualche giorno fa.

Dopo aver visto fallire l’idea di poter fare un bagno nella piccola piscinetta comprata per mio figlio causa un non per niente giusto calcolo della traiettoria del sole che avrebbe dovuto scaldarne l’acqua (la piscina in questione era ormai in ombra da diverso tempo e non più calda). Con mio figlio e mio marito abbiamo optato per una passeggiata sulla pista ciclabile.

Abbiamo chiacchierato. Fatto pit-stop per bagnare i capelli di tutti in una fontana (perché al contrario della piscina tale tragitto era completamente esposto al sole). Cantato. Cercato di capire che tipo di cereale stesse crescendo nel campo dietro casa, dato che non riconoscevo la pianta.

Poi abbiamo incrociato una mamma con due bambini. La mamma ha salutato mio figlio sul passeggino e i suoi bambini si sono fiondati su di lui, salutandolo e accarezzandolo. La mamma ha direzionato i suoi figli con gentilezza specificando che era un bambino piccolo e che dovevano essere delicati ed evitare di toccargli viso e mani (per sto benedetto Covid).

È stato bello vedere dei bambini che interagivano. Mio figlio era estasiato a ricevere tutte quelle coccole e i due bambini, molto bravi nel seguire le indicazioni della mamma, hanno dimostrato un grandissimo affetto.

È stato bello vivere un momento divertente dove tutti abbiamo commentato le cosciotte di mio figlio che sono “da mangiare” come direbbero le nonne. Mentre lui rideva e guardava ammirato quei bambini che erano di fronte a lui.

Non c’era malizia, non c’erano sentimenti negativi, non c’erano pensieri che facevano paura. C’erano solo i bambini e noi adulti che ridevamo e vivevamo, finalmente, un momento di relazione. Quella oscura relazione che dopo un anno e mezzo di Covid e regole ferree non siamo più abituati a vivere.

Ci siamo tutti salutati. E la mamma ci ha ringraziato. Io stessa ho ringraziato tutti loro.

Una scena direi normale. Dove la grande capacità di affetto e d’entusiasmo dei bambini si è espressa nella più naturale delle modalità.


Se vi dicessi che uno dei bambini era neurodiverso? Come cambierebbe la scena? Come vi sentireste?


Fa effetto vero? Appena si introduce un termine che contempla una diversità entrano in gioco emozioni e pensieri differenti. Paura?

All’inizio, per me, quello che ha fatto più pensare è stato il “grazie” della mamma. Mi sono chiesta perché si fosse sentita in dovere di ringraziare, dopotutto era mio figlio a ricevere mille attenzioni affettuose.

Ci ho pensato, pensato e ripensato in questi giorni. Quel grazie ha continuato a rimbalzare nella mia testa appena avevo un momento libero dal lavoro o dagli impegni di casa e della famiglia.

Mi sono chiesta che storia avesse questa famiglia, quel bambino tanto bravo a seguire le indicazioni della mamma, in un momento dove l’emozione di vedere qualcuno di più piccolo era per lui visivamente incontenibile. Quale storia ci fosse che nel tempo ha delineato quelle persone e quello stesso grazie.

Mi sono chiesta il significato del grazie.


Grazie della condivisione del momento?


Grazie perché siete stati accoglienti?


Grazie perché avete compreso la “diversità” di mio figlio?


Perché se così fosse stato, sarebbe una ferita al cuore. Un momento tanto bello e caloroso diverrebbe freddo e tagliente.

La cosa splendida è stato vedere come i bambini non avessero la minima percezione di quella “diversità”. Tutti felici di essersi incontrati e condividere un momento. Contenti di esprimere nella loro purezza il loro KI, senza letture distorte dalle regole sociali.

Quelle storture siamo noi adulti a inserirle e vederle. Noi che dopo aver vissuto per anni al di fuori della purezza dei bambini, ci siamo già scontrati con il concetto di “normalità”.

Ed ecco che mi sono detta che stavo dando molta più importanza al tutto. La mia parte professionale era già pronta a combattere per quella neurodiversità, ma mi stava sfuggendo l’importanza di quelle emozioni condivise assieme. Stava sfuggendo il momento vissuto.

Auguro a tutti voi di ragionare su queste stesse mie emozioni, per poter vivere intensamente e pienamente il presente e i regali che esso ci porta, mettendo in secondo piano regole sociali e diktat imposti.


E allora mi dico che quel grazie lo voglio vedere con gli occhi di mio figlio.


Grazie per la compagnia.


Grazie dell’affetto.


Grazie delle risate.


Grazie per esserci stati.


Semplicemente grazie a voi.


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