Cosa hanno in comune un cesto della pallacanestro, una porta di calcio e una rete di un pescatore?
Provate a immaginare la struttura che compone le varie reti. L’intreccio che unisce i singoli nodi a tutti gli altri nodi. Ed ecco che la risposta è semplice.
LE CONNESSIONI DELLA TRAMA
Più sono fitte e più riescono a fare il loro lavoro, sia che esso sia fermare, far passare una palla o prendere un pesce.
Cosa può unire un canestro di basket con l’autismo?
Proprio il valore della creazione di una rete di punti di riferimento che sostenga la persona autistica con fitti nodi e connessioni sostenute.
Ecco come il mio lavoro e di tutti coloro che seguono persone neurodiverse può fare la differenza.
I punti cardine per la creazione di una buona rete sono pochi, ma sostanziali:
Ø Al centro della rete vi è la persona, con le sue caratteristiche, bisogni, esigenze, potenzialità, fragilità;
Ø I nodi della trama più vicini alla persona sono le persone che per primi la sostengono e sono presenti in modo costante: famiglia, partner/marito/moglie, fratelli, nonni, zii, etc. Man mano che ci si allontana dal centro compaiono coloro che hanno ruoli meno centrali come presenza continuativa, ma più importanti per la connessione con il tessuto sociale circostante: amici, insegnanti, educatori, istruttori, datori di lavoro, psicologhe, assistenti sociali e così via in base alla singola persona;
Ø IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE E COLLABORAZIONE: la rete funziona e sostiene la persona autistica solo se le connessioni tra un nodo e l’altro funzionano, comunicano e collaborano nel compito;
Ø La rete può essere attivata dall’esterno all’interno, ma anche viceversa. Questo avviene in base alle esigenze, alle situazioni, alle possibilità che la società può dare o che la persona ha il bisogno di raggiungere.
Bene, le regole non sono molte. Solo quattro.
Eppure, nel mio lavoro costruire reti funzionanti ed efficaci è una fatica che risucchia molte energie e che non sempre dà i risultati sperati.
Perdersi nella rete è facilissimo. Le insidie sono dietro l’angolo. A me è successo molte volte di perdermi, di riprendere in mano la bussola da sola o insieme ad altri nodi della rete e cercare un nuovo modo di costruire una connessione.
A volte ho lavorato insieme ai nodi esterni per aiutare la persona e la sua famiglia a capire l’importanza del lavoro in connessione perché gli anni di sofferenze hanno portato inevitabilmente ad una chiusura.
Altre a convincere gli stessi poli esterni dell’importanza della loro attivazione e della loro responsabilità come tessuto sociale.
Altre ancora a reagire insieme agli altri nodi ad eventi sociali inaspettati e fortemente impattanti il percorso dell’individuo nella sua crescita.
Questa fatica, però, porta con sé un grande vantaggio. Quando funzionante, la rete si mantiene di più nel tempo ed è più facile rispondere alle situazioni insieme, che in solitaria.
Ecco perché continuerò a sottolineare l’importanza di tutta questa fatica tra telefonate, incontri con molte persone, progettazioni a più teste e continua, continua e continua CONDIVISIONE.
La rete si può così trasformare in un tessuto (che altro non è che un insieme fitto e stretto di nodi), in una vela che va alla ricerca di una direzione e di venti, di obiettivi da raggiungere e mete da scoprire.
Ed ecco, quindi, che il lavoro insieme alla famiglia e alla scuola crea ambienti realmente inclusivi.
Il supporto dato ad una persona autistica nell’incontro famiglia e assistente sociale consente di pensare a nuovi scenari e nuove possibilità, di parlare e sentirsi sostenuti tutti insieme nei vari ruoli.
Un colloquio con un marito, col fratello o con i genitori aiuta ad esprimere emozioni e bisogni vicendevoli e a trovare campo per confrontarsi.
Lo stesso pensiero in connessione con altri aiuta a non sentirsi più soli di fronte ad un mondo ferocemente “normale”.
Per questo motivo parlo ai vari autori coinvolti nella rete, con la speranza di portare consapevolezza e un valore aggiunto.
Parlo alle persone autistiche e condivido di come sia possibile creare tale rete, di quanto possa essere vantaggiosa e di come possa divenire strumento catalizzatore di possibilità e positività.
Parlo alle famiglie di come il loro ruolo come nodo importante della rete sia fondamentale. Come la loro condivisione sia il fulcro del lavoro della rete esterna e possa essere esempio di creazione di ponti.
Parlo agli operatori dei centri. Connettetevi e lavorate in condivisione. Non abbiate paura del confronto, perché si può solo che imparare e perfezionare il proprio operato. Non rinchiudetevi dietro torri insormontabili legate al vostro ruolo o al vostro sapere.
Parlo alle istituzioni, esempi diretti per la creazione di una società inclusiva e neurodiversa.
E parlo anche a te società più ampia. Ti auguro che sempre più tu scopra il valore insito nella neurodiversità e ti connetta con essa in una rete di congiunzioni, in un tessuto talmente ricco e decorato da essere splendido.
Costa fatica connettersi?
Sì. Lavoro più al telefono, nell’inviare mail e nel fare incontri che nel supporto diretto delle persone.
Ne guadagno qualcosa?
Altroché. Si ottiene efficacia, possibilità, condivisione delle fatiche e ottenimento di risultati.
La rete potenzia.
Al prossimo mercoledì
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