Siamo a inizio giugno.
Il lavoro volge al termine e le vacanze iniziano a sentirsi nell’aria. Magari avete già iniziato a fare il conto alla rovescia e in questo modo sentite le ferie ancora più vicine.
Credo che la frase “essere alla frutta” sia il concetto chiave della maggior parte delle persone. Si è stanchi e affaticati.
Io mi sento proprio così.
Dopo un anno, così intenso, faccio il resoconto delle energie spese per affrontare la mia prima maternità alla ricerca continua di equilibri e ancora equilibri. Il rientro al lavoro in un nuovo contesto e nuove sfide e traiettorie future, una formazione specifica e intensa. Malattie varie di mio figlio (che nel primo anno di vita sembrano non avere fine, ahimè!). E naturalmente la pandemia con la sua rivoluzione nel mondo lavorativo: nuovi protocolli di accoglienza in studio, quarantene improvvise, interventi da remoto e alcool su qualsiasi superfice.
Ecco, conteggio il tutto e tiro le somme.
Totale finale: 0!
Con la pila personale che ha deciso di avere qualche problema nella ricarica giornaliera. Come i cellulari. Se troppo usati ad un certo punto la batteria interna non regge più per tutto il giorno.
Fate mai questa tipologia di conteggio?
Maslow (1954) ha teorizzato come una buona spinta motivazionale per compiere un’attività o arrivare ad un obiettivo si basi sulla soddisfazione di bisogni che da quelli più concreti, vitali e materiali (base della piramide), divengono sempre più astratti, immateriali e comunque di grande importanza (apice).
Alla base della piramide ci sono i bisogni fisiologici: fame, sete, sonno, termoregolazione, etc. Tali bisogni sono connessi alla sopravvivenza dell’individuo e per tale motivo sono i primi a dover essere soddisfatti.
Andando oltre troviamo il bisogno di sicurezza che ci consente, se soddisfatto, di sentirci sereni e tranquilli, con meno ansie da dover gestire.
Ancora più su nella piramide compaiono il bisogno di appartenere ad una comunità e sentirci parte di essa e il bisogno di stima e di approvazione e rispetto da parte degli altri.
In ultimo, ma non meno importante, il bisogno di autorealizzazione relativo la soddisfazione di essere ciò che si vuole essere a partire dalle proprie competenze e abilità.
Ebbene, se visualizzo nella mente le ultime giornate lavorative, penso di non aver rispettato nemmeno i bisogni primari e basilari della piramide (pranzo oltre le 14, non stop per tutta la giornata e poche ore di sonno).
E siamo solo a mercoledì!
Questo è il frutto della nostra vita sregolata a livello lavorativo e (a volte anche personale) dove i ritmi sono davvero veloci e dove per seguirli veniamo meno a noi stessi.
E gli esperti cosa consigliano? Prendere tempo, pensare e abbracciare i propri bisogni, accettarli e soddisfarli.
Come? Un caffè con una piccola pausa, pranzare in tempi e orari adeguati, fare un elenco delle priorità e procedere a gradi, delegare quando possibile oppure richiedere supporto quando oberati. E ancora…trovare tempo per sé stessi e sentirsi realizzati, fare cose piacevoli con la famiglia o gli amici. E così via.
E noi questo lo facciamo?
Forse quando effettivamente tocchiamo il fondo…il cosiddetto “0% di energia”. Allora lì ci ragioniamo e ci mettiamo all’opera per avere cura di noi. Ma in questo modo il lavoro da fare è sicuramente di più e i danni possono essere per la nostra salute pericolosi.
Uno strumento utile?
Incominciare a calcolare effettivamente le energie spese giorno per giorno e quali sono i momenti che ci ricaricano. Immaginare la nostra batteria interna e verificare il suo livello. Imparare a comprendere il flusso di carica-scarica e seguirlo, incentivarlo, rallentarlo o accelerarlo a seconda delle situazioni e del bisogno.
Comprendere in quali situazioni utilizziamo grandi quantità di energia (per cui la nostra batteria interna deve essere abbastanza piena in partenza) e in quali piccole quantità; ma anche cosa ci ricarica (sonno, mangiare e bere in primis data la loro base fondante nei bisogni).
Questo può essere fatto a fine giornata, come bilancio e rilancio alla giornata successiva con maggior equilibrio.
Cosa c’entra tutto questo con l’autismo?
Avete appena intrapreso un piccolo esempio di attività che una persona autistica ha bisogno di fare su di sé giorno per giorno, per evitare situazioni esplosive (meltdown), sovraccarichi sensoriali ed emotivi e complicazioni relazionali, lavorative e personali che potrebbero essere di difficile soluzione.
Se imparassimo a farlo anche noi giorno per giorno, o almeno a livello settimanale, ci consentirebbe di essere maggiormente sereni e in un buon controllo di noi stessi.
Il consiglio è quello di imparare a visualizzare la batteria interna, per andare alla ricerca dell’energia che ci serve o, almeno, limitare i danni.
Vi lascio con le parole di una persona che seguo.
Alla domanda: “per la prossima settimana ci potremmo vedere di martedì alle 17?”.
La risposta è stata: “il lunedì è una giornata per me difficile e martedì mattina ho un appuntamento tosto di lavoro. Martedì sera avrò sicuramente bisogno di ricaricarmi in piscina, nuotando e facendo movimento. E questo è vitale per ricaricarmi per gli altri giorni. Ci possiamo vedere mercoledì?”.
Discussione lucida, concentrata su di sé e nel pieno soddisfacimento dei propri bisogni.
Nulla da poter controbattere, se non trovando un altro giorno per vedersi!
Dovremmo noi tutti fare più spesso questo ragionamento!
Ci vediamo il prossimo mercoledì!
Bibliografia:
Motivazione e personalità, A. Maslow, 1954
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