Lo so, lo so!
Dopo aver letto il titolo avrete pensato che per una dissertazione altamente scientifica di solito si parte dalla definizione di ciò di cui si sta parlando.
Non sapete quante volte l’ho già fatto nelle formazioni con tema l’autismo da me organizzate!
E più l’ho fatto e più mi sono resa conto che c’era qualcosa che non andava. Tutti mi facevano davvero un sacco di domande. La stessa terminologia usata per definire questo grande tema diveniva una trappola anche per coloro che già masticavano l’argomento.
Ecco perché sono arrivata a sovvertire l’ordine!
L’obiettivo è divenuto in primis togliere tutte quelle immagini stereotipate, piene di pregiudizi e leggende metropolitane che ingombrano in modo spaventoso l’immagine che abbiamo dell’autismo.
Per questo farò la stessa cosa con voi.
Provate a pensare a cosa vi viene in mente pensando ad una persona autistica.
Provo ad indovinare:
· È malata
· Quando va in crisi è perché fa i capricci ed è viziata
· Non guarda negli occhi
· Non esprime emozioni, quindi non le prova
· È Insensibile
· È un genio, somiglia a Rain Man
· Si isola e non ha amici
· Non vuole essere abbracciata
· È maleducata e non vuole stare con gli altri
Se poi vi chiedo di modificare l’immagine pensando ad una persona autistica che parla…ecco altri spunti:
· Sa parlare quindi comprende tutto ciò che noi diciamo
· Non capisce l’ironia e non ha il senso dell’umorismo
· Pensa per immagini
· Percepisce solo i dettagli
Ci sono andata vicino?
L’immagine che ne emerge è di una persona con tratti che identificano un gruppo specifico di persone, ma che derivano ahimè da una visione medica dell’autismo (malattia!), da costruzioni dovute ai mass media (Rain Man e altri) e da manipolazioni degli stessi concetti che la gente attua senza rendersene nemmeno conto (un bambino autistico si isola, quindi tutti gli autistici si isolano).
Incominciamo a fare un po' di chiarezza partendo da una frase che illumina sempre il mio lavoro ogni volta che sto per conoscere una nuova persona autistica:
“Non esistono due persone con autismo fatte alla stessa maniera: la sua forma o espressione precisa è diversa in ogni singolo caso” – Oliver Sacks (Neurotribù)
E questo è quello che succede. Ogni persona autistica è assolutamente unica, come lo siamo tutti noi esseri viventi sulla faccia della terra.
Nella sua unicità ci sono cose che non le appartengono e non la definiscono:
- non è malata, ma ha un funzionamento legato ad uno sviluppo neurobiologico atipico grazie a cui mette in campo comportamenti che possono avere cause diverse da individuo a individuo. Quindi non si ha l’autismo (malattia), si è autistici e si funziona come tali;
- non è detto che sia sempre un genio. Alcuni autistici hanno un’intelligenza nella norma, altri sopra e altri sotto. Proprio come capita a tutti noi;
- Una persona autistica può guardare negli occhi sostenendo lo sguardo, come può farlo a tratti o per nulla. Questo può dipendere da un’infinità di cause e non dall’incapacità di farlo: può dipendere da quanto le informazioni che il nostro viso manda con il solo movimento dei muscoli (che sono tantissimi) la confondano; oppure l’agitazione di doverlo fare o i pensieri di non farcela e di non esserne capace la possono bloccare; o ancora non sa che guardare è quell’azione sociale che fa percepire all’altro di essere ascoltato …e molte altre cause assolutamente individuali;
- può adorare gli abbracci, oppure no. Anche qui dipende da quanto la sua sensorialità percepisca fastidio (a volte persino dolore) al contatto oppure piacere; dalla comprensione sociale del significato dell’abbraccio …e via dicendo come prima;
- non è maleducata, dice semplicemente la verità senza mezzi termini o scopi loschi. Dice quello che vede perché dire cose che non sono vere potrebbe essere difficile da accettare e illogico nel suo pensiero lineare e concreto;
- prova tutte le emozioni che proviamo noi, a volte anche con estrema sensibilità nei confronti di come si sentono le persone attorno a lei. Alcune persone autistiche riescono ad esprimere le emozioni molto bene, altre invece faticano nell’integrarle con i pensieri e il loro corpo. Ecco che allora vediamo un viso statico e inespressivo, ma non per questo senza emozioni sottostanti;
- Le relazioni nella loro complessità di regole non esplicite, di intenzioni non sempre chiare, di modi di dire e scherzi che possono confondere se vengono presi letteralmente, di emozioni anche parecchio intense non aiutano le persone autistiche. Il risultato? Può essere che evitino le relazioni perché si sentono incapaci, non sanno come fare, hanno sofferto troppo in passato e non vogliono rischiare più. Oppure provano a starci in modo timido e vengano percepite come tali oppure addirittura come persone strane. A volte ci si buttano persino a capofitto, accumulando comunque frustrazioni e fatiche. Se poi aggiungiamo che le relazioni sono piene di imprevisti …ecco che possono divenire un incubo;
- Una persona autistica non è viziata se va in crisi. Provate voi ad avere un udito talmente intenso da riuscire ad ascoltare in contemporanea anche dieci persone che parlano e di inglobare tutte le informazioni che condividono. Come vi sentireste dopo 15 minuti? Fatelo per sei ore di seguito a scuola o al lavoro. Direi che la crisi di nervi (nel gergo comune) è la cosa più semplice per scaricare tutto ciò che avete accumulato! E questo è valevole per infinite situazioni diverse dovute a reali difficoltà, non capricci.
Cosa è l’autismo allora?
Naturalmente le caratteristiche sono molte di più di quelle scritte sopra, ma posso iniziare a dirvi che l’autismo è un funzionamento neurobiologico atipico, che porta a un diverso funzionamento di pensiero, del sistema sensoriale, delle modalità di parlare e di intendere la vita di tutti i giorni.
E come dice la stessa Temple Grandin, diverso non vuol dire inferiore. Vuol dire semplicemente diverso.
Persone autistiche sono in primis persone. Individui unici che esprimono il loro funzionamento e il loro Ki in un mondo che chiede sempre e solo di agire, pensare e parlare nello stesso modo per tutti quanti.
Ma siamo proprio sicuri che tutti coloro che sono "normali", secondo i canoni dettati purtroppo dalla medicina, siano assolutamente a loro agio comportandosi “normalmente”?
Date le statistiche che indicano l’incidenza di variegati disturbi psicologici tra le persone ho i miei dubbi.
E con questa provocazione vi lascio!
Scrivete cosa ne pensate dell’argomento tra i commenti!
Al prossimo mercoledì!
E se siete curiosi rispetto il titolo del Blog, andate a leggere il post NeurodiversityKi - Perchè?
Credits: vecteezy.com
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